Prendi un weekend off, vai a trovare un amico che non vedi da settimane e scopri, chiacchierando con lui della sua esperienza in Turchia …
Maurizio Mele “và e viene” da Londra, un ragazzo delizioso del comune in provincia di Sassari chiamato Padria, un amico di vecchia data! tra giornate passate a scoprire nuovi cocktail nel bar in cui ora lavora nella cittadina di Southampton, e racconti di storie antiche sulla Sardegna, prendiamo ispirazione e ci rallegriamo all’idea della eterna amicizia!
Dialogando con lui sul tema delle spezie e sugli aromi utilizzati in cucina etnica, ci “autocatapultiamo” in un simpatico aneddoto del suo viaggio in Turchia di pochi anni fa, dove prendiamo uno spunto per un articolo, e il nostro blog cosi diventa più e più condivisione di amicizia e racconti, il vero significato dell’ospitalità è nascosto dietro la comunicazione e l’essenza di essa vi è racchiusa.
Il Gran Bazar di Istanbul
<<Ad Istanbul la confluenza di culture occidentali e orientali hanno creato il primo vero “melting pot” mondiale, al centro della penisola dello stretto del Bosforo, a cavallo della penisola anatolica, Istanbul è l’unica città al mondo suddivisa tra due continenti. La sensazione di equilibrio tra antico e moderno qui è ben definita tra gli aromi di frutta tropicale e incensi aromatizzati alle spezie d’oriente, che ti entrano nel cuore, laddove riponi le emozioni sensoriali uniche , studiando e captando dettagli negli occhi della gente, prendo appunti e leggo la gioia e l’orgoglio delle persone locali. Essendo stato colpito da questa forma di ospitalità originale, antica e autentica, di cui vi andrò a parlare !

La capacità dei commercianti turchi di attirare l’attenzione dei viaggiatori all’interno del Gran Bazaar, sta nella loro maestria nel comunicare in ogni lingua, con rispetto e garbo cercano di socializzare e avvicinarti quindi nei loro angoli svelandoti le loro esposizioni in vendita.
Tutti loro cercavano di attirare la mia attenzione con cinque o dieci parole o espressioni in lingua italiana, lo stretto indispensabile imparato nel corso degli anni, niente scuola, solo conversazione commerciante e… l’arte del mercanteggiare i negozianti ce l’hanno nel Dna, essendo da secoli un popolo al centro del crocevia di commerci e scambi. Flotte e mandrie di mercanti che arrivavano dall’estremo est asiatico e dall’Europa occidentale, ad esempio Venezia. Tra le nostre conversazioni sull’identità storica della gente del luogo, i commercianti raccontano e ci emozionano con ciò di cui abbiamo solo letto e studiato sui libri di scuola.
Nel 1200 DC c’era stato il massacro delle famiglie nobili italiane che vivevano a Istanbul e li spinsero a tornare nei loro paesi, fu cosi che i mercanti veneziani tornando indietro nel mediterraneo portarono indietro con se stessi il segreto della seta (la via della seta).

Una cordialità genuina e vera quella dei popoli turchi, essa rimarrà nella mia memoria per sempre. Ricordo con piacere quando nella bottega dei tappeti del Gran Bazaar, venni accolto con del tè caldo, e venni fatto accomodare, il te è servito non in foglia, bensì in pistilli, una o due zollette di zucchero, momento magico e caratteristico, ciò che più mi ha colpito e entusiasmato è stato il tè della varietà con frutta denominato: “Elma Cay” a base di mele verdi da un sapore più aspro,
il loro profumo inondava l’aria e si mescolava magicamente con quell’incenso e quell’aroma di pelli e calce antica con cui i mattoni delle mura vennero eretti circa sette secoli fa, foglie di tè e e mele verdi, bolliti in contenitori argentati di grandi dimensioni. la bevanda veniva servita con dolci coloratissimi e aromatici del tipo Locuum, a forma di tronchetto tagliati in obliquo, a base di amido, zucchero a velo e noci all’interno della farcia.
Il Baklava invece a base di pasta sfoglia, miele e acqua di rose, unite a granella di noci, arricchito melassa pistacchi e cannella.

in alternativa il Simit era offerto ricordando la forma del pretzel, leggermente zuccherato.

Tradizione e abilità nell’ingaggiare lo straniero…
…non era fondamentale la vendita in primo luogo per i commercianti del Gran Bazar, mi sembra di aver capito chiaramente che il loro interesse sta nel piacere di ospitarti nel loro angolino, farti vedere ciò che espongono e commerciano, mantenendo il focus sull’esperienza della comunicazione col turista e col cliente occasionale, quindi costruendo un rapporto e cercare di farlo stare bene e eventualmente fidelizzano, nel gran bazar i negozi sono più di quattromila, non faccio fatica ad immaginare perché questi esperti commercianti abbiano tutto questo interesse nel primeggiare in quanto a simpatia, con sentimenti profondi da buoni mediterranei, molto veri, espressivi, sanguigni e passionali. Cozze gratinate e ripiene col riso, le trovavi ad ogni angolo del bazar e in ogni angolo della città, sgusciate e condite con limone fresco , acidule e gradevoli allo stesso tempo, potevi mangiare a centinaia. Non solo commercianti di tessuti, o di oggetti tipici, ma anche di cibo e materie prime,
ricordo il sapore stucchevole e vellutato della frutta disidratata come fragole, ananas  e banane, accompagnata con il Raki, puro o diluito con acqua.
Un dubbio sorgerà
Istanbul… che fascino!! una città talmente ricca di storia e di tradizione, di commercianti abili e astuti, ottimi comunicatori, avendo assistito per secoli al crocevia di culture, ci portiamo indietro una sorta di lezione di ospitalità che ci lascia dubbiosi, siamo davvero noi italiano i più ospitali al mondo? non ne siamo più cosi sicuri!
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